Emozioni: a cosa servono quelle negative? Introduzione e loro funzione

Ansia, dolore, rabbia ci aiutano a vivere
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Nessuno di noi si è mai lamentato perché si sentiva felice. Molte volte, probabilmente, abbiamo invece desiderato di non essere in ansia, arrabbiati o di non soffrire ancora. Ansia, rabbia, tristezza, colpa, vergogna, per quanto spiacevoli e negative, sono emozioni altrettanto fondamentali nella nostra esperienza. Ci guidano e se vissute pienamente, ci aiutano a capire cosa abbiamo sbagliato e cosa dobbiamo cambiare per tornare a uno stato quantomeno sereno.

Emozioni: cosa sono

Non c’è una definizione di emozione unica. L’argomento è molto articolato, ma possiamo dire che le emozioni sono dei processi complessi che coinvolgono diverse componenti dell’esperienza.

Quando qualcosa attira la nostra attenzione, provoca un turbamento del nostro stato di tranquillità, il nostro corpo si attiva. L‘attivazione coinvolge i diversi sistemi dell’organismo a livello centrale, autonomo ed endocrino e comunica ad organi come muscoli, polmoni e cuore che aumentano la loro attività, per prepararsi all’azione. Per questo, quando abbiamo un’emozione, la sentiamo anche fisicamente.

Contemporaneamente anche la nostra mente, però, si attiva. Sente quello che sta succedendo a livello fisico e ambientale e valuta il significato di quello che sta succedendo cognitivamente. Il risultato di questa valutazione cognitiva si esprime immediatamente, attraverso la postura, il modo di parlare, il tono di voce e le espressioni del viso.

Questi processi sono così veloci, da essere immediati e spesso non siamo nemmeno in grado di stabilire se notiamo prima quello che avviene nel corpo o quello che stiamo pensando in proposito!

Emozioni: il percorso storico

I filosofi classici sono stati i primi a chiedersi cosa fossero le emozioni. Per Platone erano delle forze incontrollabili da sottomettere grazie alla ragione, in una costante lotta tra anima e corpo. Questo modo di vedere le emozioni è stato adottato anche nel pensiero religioso di tipo cristiano ed è arrivato ai giorni nostri.

Un’altra tradizione, invece, è quella di Aristotele che vede gli stati emotivi come un modo per essere guidati nell’esperienza e caratterizzati da una credenza di base. Stessa concezione anche nella filosofia stoica che però sottolineava il potere sovversivo e il rischio che le emozioni portassero all’individualismo, invece che al bene della collettività Spinoza, successivamente, affermerà che il pensiero e i sentimenti hanno una corrispondenza nel corpo.

Solo a partire dagli anni ’60 con il contributo di autori come Schacter e Singer, l’attivazione fisica verrà collegata alla componente del pensiero. Quando siamo colpiti da stimoli, il nostro corpo si attiva, ma è grazie alla valutazione cognitiva che facciamo di quell’attivazione che sarà determinato il modo in cui agiremo.

Emozioni: a cosa servono 

Dalla precedente descrizione, si può dedurre che le emozioni sono collegate con il dover agire. Un modo per concepirle è quello di considerare ciascuna emozione come una sorta di spia che offre istruzioni su quello che ci sta succedendo in una determinata situazione, in base anche a quelli che sono i nostri scopi, le nostre volontà e i nostri desideri.

In questa prospettiva le emozioni positive ci comunicano che tutto sta procedendo per il meglio, che stiamo lavorando bene e che siamo nella direzione giusta per ottenere quello che vogliamo. Le emozioni negative, al contrario ci stanno dando preziosi informazioni sulla presenza di ostacoli “sul cammino” del raggiungimento di ciò che vogliamo.

Le emozioni fanno parte della nostra dotazione innata, per motivi biologici ed evolutivi. Possiamo considerarle come strumenti che ci hanno permesso di orientarci nella realtà e che hanno aiutato gli esseri umani nelle questioni di vita o di morte! Le emozioni ci hanno aiutato a sopravvivere e lo fanno ancora. Anche se le minacce per la nostra vita, fortunatamente, sono rare, così non è per quelle alla nostra vita mentale.

Emozioni negative: il loro significato

Visto che sono le emozioni negative quelle che ci motivano ad agire, sono anche quelle che sentiamo in maniera, più forte e spiacevole nel corpo. Non possono essere ignorate, appunto!

  • Paura e ansia ci comunicano che un nostro scopo è minacciato. È  in pericolo e che anche se  questo pericolo non si è ancora verificato, potrebbe presentarsi da un momento all’altro. L’intensità con cui le sentiamo riguarda anche la convinzione di potere o meno affrontare l’evento temuto imminente. Più ci sentiremo incapaci, inadeguati, più forte le sentiremo.
  • La rabbia interviene quando la minaccia è la violazione dei propri valori o diritti, del proprio ruolo o della propria identità. Ciò che la attiva è un rovesciamento della nostra idea di mondo, di noi stessi e degli altri. La sua particolare colorazione serve ad affrontare una situazione in maniera tempestiva ed è per ciò che più di tutte è legata all’impulsività. L’azione non si colloca in un eventuale futuro, come la rabbia, ma nel qui ed ora.
  • La tristezza si presenta in diverse forme e sfumature. Il suo significato generale riguarda la mancanza, la perdita, la rottura, ma è necessaria anche per “riparare”, elaborare ed andare avanti. Rispetto alle precedenti la spinta all’azione è attenuata se non del tutto assente. Ciò che chiede è di prendere atto che uno scopo è compromesso o perduto.Paura, rabbia e tristezza rientrano tra le emozioni fondamentali dell’esperienza umana, al pari di gioia, sorpresa, disprezzo e disgusto. Presenti universalmente in tutte le culture, dal chiaro valore evolutivo. Sono in nostro possesso, perchè hanno salvato fisicamente e mentalmente.

Nei prossimi mesi, approfondiremo il discorso sulle emozioni e le vedremo nel dettaglio!