Il burnout e perché affligge chi lavora a stretto contatto con gli altri

Le relazioni d'aiuto più colpite dal burnout, ma può capitare in ogni lavoro
Il burnout e perché affligge chi lavora a stretto contatto con gli altri
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Due studi condotti in questi mesi, uno a Wuhan, primo epicentro del Coronavirus e un secondo in Italia, mostrano come in questi mesi circa il 00% degli operatori sanitari, coinvolti nella pandemia di COVID-19, abbia sviluppato sintomi da stress psicofisico e il 70% di loro ha riferito un malessere significativo riconducibile alla sindrome del burnout.

Il burnout, in realtà non riguarda esclusivamente le professioni di aiuto, dove il rischio è alto per il coinvolgimento emotivo e la difficoltà di separare la vita lavorativa e vita privata, ma può riguardare ogni attività. 

Cos’è il burnout

Il termine deriva dall’inglese e significa letteralmente “surriscaldamento”, indica l’esaurimento e il crollo psicoemotivo conseguente a uno stress lavorativo. Questo disturbo colpisce soprattutto chi si trova a lavorare a stretto contatto con le persone, ma può colpire qualunque lavoratore. 

Il burnout non è un semplice affaticamento da troppo lavoro, ma una vera e propria sindrome caratterizzata da: abbassamento della stima di sé, cinismo e la sensazione costante di distacco da quello che si sta facendo.

I sintomi del burnout

La condizione si manifesta in tre modi caratteristici.

Il primo è un logoramento psicologico ed emotivo per cui la persona si sente stanca e spossata, a causa del lavoro. Questo modo di sentire si presenta la maggior parte del tempo e non migliora andando in vacanza o prendendosi delle pause. 

Si smette di provare piacere nel lavorare a contatto con gli altri. Ci si sente più irritabili e si fa fatica a rimanere pazienti di fronti alle normali richieste. Si diventa cinici e distaccati, si empatizza sempre meno nei confronti degli altri. Il malumore diventa costante e contagia anche le sfere di vita non collegate con l’attività lavorativa. 

A dispetto di quanto si lavora, la persona non riesce a lavorare con l’efficienza di un tempo. Vi è un calo del rendimento, la produttività diminuisce significativamente e influenza negativamente l’autostima e il senso di autoefficacia. 

Questi tre aspetti relativi all’umore, alle relazioni e alla produttività, fanno sentire l’individuo demotivato, deluso e disinteressato alla realtà lavorativa e finiscono per contagiare tutte le altre sfere di vita. Il burnout non è il problema, ma la conseguenza di un problema: un approccio al lavoro, e alla vita, disfunzionale e nocivo.

Questa sindrome non si risolve da sola, ma tende a diventare cronica, si collega ad altri disturbi mentali come la depressione, l’abuso di sostanze o di alcol, allo sviluppo di malattie fisiche e in alcuni casi all’abbandono o alla perdita del lavoro. 

Le cause del burn out

Una ricerca americana identifica sei aree principali che possono avere un impatto negativo sulla vita lavorativa e condurre al burnout.

Carico di lavoro eccessivo. Si può trattare di mancanza di tempo libero, lavori di responsabilità o che richiedano un coinvolgimento emotivo intenso. Quale sia il caso, il carico eccessivo influenza il benessere e  la separazione tra l’ambito lavorativo e privato.

Controllo. Il problema può riguardare l’ambiguità di ruolo o la gestione organizzativa, quando dall’alto manca la direzionalità. Ciò rende più difficile svolgere le proprie mansioni in autonomia.

Valori. A guidare non è solo la ricompensa economica. Lavoriamo perché ci crediamo, ci motiva, ci stimola, ci fa sentire rilevanti e parte di un tutto. Quando le aspettative non sono attese a livello lavorativo, viene a mancare uno scopo esistenziale importante.

Equità. Riguarda il bisogno di essere guidati da una leadership che dimostri di prendere decisioni giuste ed eque. L’equità riguarda anche la possibilità di esprimere liberamente le propria opinione, non temendo ritorsioni in caso di dissenso. 

Senso di comunità. Quando il clima lavorativo è ostile, eccessivamente aggressivo o competitivo, e le relazioni interpersonali non sono qualitativamente adeguate, il rischio di burnout aumenta.  La mancanza di senso di comunità incide in modo negativo su vari aspetti, ma soprattutto sulla possibilità di beneficiare del supporto sociale per fronteggiare le situazioni.

Ricompensa. Non ricevere adeguato riconoscimento per quello che si fa, priva l’individuo di un bisogno fondamentale: sentirsi realizzato. La questione può essere di tipo economico, di posizione o ruolo, a livello relazionale o una loro combinazione.

Come uscire dal burnout

Identificare la fonte dello stress. L’analisi razionale aiuta a capire se il nostro problema è effettivamente il lavoro che facciamo o piuttosto determinati aspetti. Il passo successivo è cercare di risolverli.

Limitarsi a fare il proprio lavoro. La tendenza a voler aiutare gli altri, tipica di alcune professioni, può rendere la persona eccessivamente disponibile e incapace di rifiutare le mansioni che non fanno parte dei propri compiti.

Imparare a lasciare il lavoro al lavoro. “Staccare” non solo fisicamente,  ma anche a livello mentale. Può essere difficile soprattutto per i libero professionisti o chi lavora freelance. Lavorare di meno o smettere di pensare al lavoro, a fine giornata, è primario per mantenerci efficienti.

Dare valore alla cura di se stessi. Sonno, corretta alimentazione, attività fisica, svaghi, non sono opzionali, cose a cui dedicarsi quando si ha un po’ di tempo (cioè mai). Il loro equilibrio è la base per una vita sana a livello fisico e psicologico.

Il problema è la scelta. Spesso facciamo quello che facciamo perché convinti non sia possibile fare altro.  Siamo guidati dal “Devo!”, perché: nessuno fa le cose come me, se non faccio io, nessuno le farà, solo io so come fare
Consideriamo che una soluzione esiste. Ad esempio, possiamo delegare, chiedere una mano ai colleghi oppure assumere qualcuno che faccia le cose al posto nostro, per esempio quando si parla di gestione della casa.

Se pensi di non riuscire a cambiare il tuo modo di gestire il lavoro e la vita, non esitare a contattarmi, possiamo capire insieme come lasciare andare le cose non necessarie e imparare a gestire le altre. 

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FONTI: “Psychological symptoms among frontline healthcare workers during COVID-19 outbreak in Wuhan“, “Covid-19, burnout per 7 operatori sanitari su 10“, Six areas of worklife: A model of the organizational context of burnout