Il lutto complicato da Covid-19

L'importanza di dire addio, un diritto negato dalla pandemia
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Un aspetto poco considerato in questo periodo è stato l’impossibilità di salutare i morti per il Coronavirus, da parte dei congiunti rimasti. I riti preparatori e posteriori alla morte di una persona sono fondamentali, però, per accettare la sua scomparsa e poterla superare. La loro mancanza aumenta il rischio di trauma. Una tragedia individuale e collettiva di cui dovremo tenere conto.

Cosa si intende per lutto?

Quando si parla di lutto si intende un particolare stato psicologico e fisico che accompagna la perdita di qualcuno significativo per la vita della persona. La durata di questo periodo è variabile, anche se in media si aggira intorno ai 18 mesi. 
Il lutto è un processo complesso che permette di elaborare i pensieri e le emozioni vissute a seguito della morte di un congiunto e permette l’accettazione di questa perdita. 

Il lutto, un processo complesso

Il processo è contraddistinto da diversi momenti o fasi in cui si passa da uno stato di shock e di incredulità, a fasi in cui si alternano diversi vissuti emotivi come dolore, rabbia, colpa, tristezza e la presenza di condizioni fisiche come spossatezza, agitazione o sintomi veri e che possono interessare appetito e sonno. Questi vissuti sono il risultato di un intenso lavoro cognitivo caratterizzato da incredulità, preoccupazione, confusione, ricordi e immagini della persona scomparsa.

L’alternanza di queste fasi permette, infine, alla persona di accettare il cambiamento di vita e la perdita dell’altro significativo, come parte della propria esistenza.

Normalmente siamo in grado di elaborare la perdita di una persona cara. Questo processo complesso, a volte, però, è impedito da alcune situazioni di vita passate, dalle circostanze o dalle caratteristiche interne della persona. In questi casi si parla di lutto complicato.  L’elaborazione della perdita, nel lutto complicato, non avviene e ciò comporta la permanenza di un disagio significativo che tende a diventare cronico e per il quale è consigliato un intervento di tipo psicoterapeutico. 

Il lutto ai tempi del coronavirus e della quarantena

In questo momento storico, migliaia di persone hanno subito la perdita dei propri cari a causa della Covid-19. Non è stato possibile star loro accanto durante le fasi della malattia, per il rischio di contagio negli ospedali, né poter rivolgere un ultimo saluto, a causa del divieto di celebrare funerali. Infine, anche la consolazione da parte di parenti e amici, attraverso la semplice vicinanza, se non con gesti e parole, è stata alterata dalle restrizioni sociali.

riti che seguono la morte di qualcuno sono, però, fondamentali per chi resta. Fin dagli albori dell’umanità abbiamo prove della loro celebrazione. Ogni cultura ha pratiche diverse, ma tutte hanno in comune lo scopo di predisporre il lutto.

Il modo in cui si sono verificati questi decessi e quello che è accaduto dopo, quindi, espone chi resta a vivere la perdita in modo traumatico e aumenta il rischio di un lutto complicato.

Accudire una persona nell’ultima fase della vita. Vedere la salma un’ultima volta. Celebrarla con una funzione religiosa o laica, ma comunque, tutti insieme. Accompagnarla nell’ultimo viaggio. Sono tutti momenti che permettono di rendere concreta un’idea che per noi è astratta, lontana e difficilmente “pensabile”, quella della morte
 
Cosa comporta una perdita in questo momento

Chi affronta la perdita di una persona cara, durante la pandemia, si trova di fronte a uno stato di sospensione in cui dire addio non è possibile.

Non ci si può preparare prima, perchè il peggioramento delle condizioni di salute in molti casi è troppo rapido e perchè non possiamo impedirci di nutrire delle speranze, anche quando sono piccole.

Dopo, quello che segue, è una breve comunicazione, spesso a mezzo di un telefono che annuncia la scomparsa. Seguita, qualche giorno dopo, da un’altra telefonata  che informa sulla cremazione o la sepoltura. È tutto molto asettico, tutto molto astratto e di nessun aiuto.

L’unico modo per superare un lutto è viverlo. Soffrire, stare male, rimanere nell’ansia, nella rabbia o nell’apatia per tutto il tempo necessario, un tempo variabile per ognuno di noi. Elaborare un lutto comprende anche ricordare, raccontare com’era e cos’era quella persona per noi, per rendere possibile cosa sarà di quella persona nei nostri pensieri e nei nostri sentimenti.

In questo momento di sospensione e incertezza, anche il lutto lo è. Si soffre, certo, ma lo spazio mentale è comunque occupato da quello che stiamo vivendo, dalla sfida di superare la pandemia, dalla necessità di lavoro, dalla convivenza che non lascia modo di isolarci come avremmo bisogno… Ogni caso è diverso.

Come aiutarsi: l’ultimo addio 

Un modo per aiutarsi, e aiutare chi ne è colpito, è trovare comunque un modo per dire addio a chi non c’è più. Adesso non è possibile, ma quando tutto questo sarà finito, quando sarà possibile tornare ad abbracciarsi e a stare vicini, sarà fondamentale trovare il modo. 

Si potrebbe organizzare una messa in memoria dello scomparso. Ci si potrebbe dare un appuntamento al cimitero o in casa alla presenza delle ceneri. Andare in un luogo per noi significativo e che ce lo ricordi.  Riunire insieme le persone che hanno fatto parte della vita del defunto, per poter rivolgere un ultimo saluto e iniziare un nuovo capitolo.

Solo in quel momento, infatti, potremo iniziare il percorso per accettare che quello che è stato non sarà più, ma sarà comunque, in modo diverso, nei nostri gesti, nei nostri sentimenti e nei nostri ricordi. 

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