Incominciare una psicoterapia. 10 timori per cui non si va dallo psicologo e come superarli.

Quali sono i pregiudizi, gli stereotipi e i timori riguardo psicologi e psicoterapia? Scopriamolo insieme.
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Problemi, pregiudizi e idee errate sull’andare dallo psicologo impediscono di chiedere aiuto e risolvere il proprio malessere efficacemente e in tempi brevi. 

 

I PREGIUDIZI SUGLI PSICOLOGI

Una delle domande che chiedo al primo colloquio è sempre: “cosa pensa che io possa fare per lei?”. Poi segue: “ha qualche idea su come funziona una psicoterapia?”. Quando iniziamo qualcosa di nuovo, solitamente, abbiamo già un’idea di quello che sarà, un’aspettativa. Anche se la situazione è nuova, è posssibile che magari ne abbiamo già sentito parlare, ne abbiamo letto, l’abbiamo visto in tv. 

Per me, come professionista, è importante sapere quali sono le cosiddette “teorie naif” sulla terapia, perché se non vengono affrontate efficacemente, possono creare problemi lungo tutto il percorso.

Quando un’idea non è basata sulla conoscenza certa o l’esperienza diretta – che sia positiva o negativa – costituisce un pregiudizio. I pregiudizi ci sono molto utili perché ci fanno risparmiare tempo, non richiedendo un’analisi approfondita e servono a proteggerci di fronte al “nuovo” o “diverso” e quindi potenzialmente minaccioso. Nessuno di noi è immune. Tutti abbiamo i nostri pregiudizi sulle cose che non abbiamo sperimentato e non conosciamo.

Partendo da questa premessa, è importante capire come superarli questi pregiudizi, per evitare che il tentativo di protezione non finisca per diventare una gabbia. Il primo passo è capire che origine ha uno specifico pregiudizio. 

I pregiudizi su come funziona una psicoterapia o in generale sugli psicologi e sulla malattia mentale, nascono dal fatto che da sempre esiste uno stigma ovvero una discriminazione fondata sul pregiudizio, rispetto ai “matti”.

Le persone che avevano un problema psicologico, una malattia mentale o soltanto comportamenti e atteggiamenti giudicati eccentrici, nel corso del tempo, sono stati rifiutate, isolate ed escluse dalla società. Comprensibile, quindi, che nessuno, voglia essere associato a tale categoria!

 

I TIMORI PIÙ DIFFUSI SULLO PSICOLOGO    

1 – “Lo psicologo costa troppo”

Un tempo, quando l’unico tipo di terapia era la psicoanalisi di Freud o Jung era sicuramente una cura riservata a persone molto abbienti. La psicoanalisi prevedeva almeno tre sedute alla settimana per un tempo che poteva durare molti anni. Adesso ci sono diversi orientamenti “brevi” pensati per periodi di tempi ben definiti, con un incontro a settimana e a prezzi abbastanza sostenibili. 

Certamente non è gratuita. La retribuzione di uno psicologo riguarda il servizio che viene offerto alla persona che chiede aiuto. Tale servizio è basato su competenze e professionalità che richiedono anni per essere sviluppate e che vanno sempre aggiornate, ma anche uno spazio fisico e mentale riservato. 

Va considerato poi, che avere un malessere psicologico comporta un costo per la persona. Può essere di tipo economico; pensiamo all’ansia e depressione che impediscono di lavorare. In altri casi ci possono essere comportamenti specifici come lo shopping, le abbuffate o il gioco compulsivi. Infine c’è sempre un costo mentale, emotivo e in molti casi relazionale ancora più pesante. 

Guardando da questa prospettiva, una psicoterapia è un investimento che alla lunga permette di risparmiare e ci torna utile durante tutto il corso della nostra vita!

2 – “Non può capire il mio problema”

Spesso pensiamo che quello che ci succede può capirlo solo chi lo ha vissuto. Oppure, magari, abbiamo la convinzione che siamo gli unici ad avere quel problema lì. Specie quando soffriamo è comune sentire di essere incompresi

Uno psicoterapeuta, grazie alla sua esperienza clinica e agli studi fatti e che continua a fare, è un esperto della sofferenza mentale in senso generale. Partendo sa questa premessa, si trova a lavorare con la persona che chiede aiuto e che ritiene esperta nella conoscenza specifica di se stessa.

Insieme avranno il compito di fare maggior chiarezza sul problema per trovare una soluzione e risolverlo se è possibile, o imparare a gestire il problema, se intraprendere un cambiamento non è un’opzione praticabile.

3 – “È solo per i matti”

Questa idea molto diffusa, deriva da una scarsa conoscenza della storia di come si sono sviluppate le diverse professioni degli esperti di salute mentale. Le teorie e le tecniche di aiuto sulla sofferenza hanno poco e niente in comune con i metodi che venivano usati fino a 60 anni fa. Ancora oggi, però, molti credono che da una parte ci siano i malati di mente, squilibrati e pericolosi “da rinchiudere” e dall’altra parte vi siano i sani, tutti gli altri. 

Chi realizza di avere una sofferenza a livello psicologico, invece, è qualcuno che ha sviluppato una consapevolezza importate su di sé, su ciò che non va e sui propri limiti nella capacità di aiutarsi. E, come se fosse una questione legata alla salute fisica, ha individuato l’esperto in grado di risolvere il disturbo.

Solo un’esigua minoranza di persone perde contezza di sè e richiede un’ospedalizzazione, per permettere di recuperare l’equilibrio perso. Si tratta di casi, comunque, che è possibile gestire grazie ai farmaci e alla psicoterapia. 

4 – “Manipolerà i miei pensieri”

A volte, il timore nei confronti di uno psicologo è che oltre ad essere in grado di leggere i pensieri più intimi e segreti, riesca pure a manipolarli e ad annullare la volontà di una persona, facendola agire come reputa più giusto. 

È importante sfatare questo pregiudizio. L’unico che può conoscere intimamente una persona è la persona stessa. Quello che avviene in psicoterapia è che chi chiede aiuto sceglie, del tutto liberamente e nel grado che ritiene più opportuno, di fidarsi e condividere una parte di sé molto intima, con lo scopo di ristabilire il proprio benessere.  

La terapia funziona solo in questo modo. Non si ottiene un vero cambiamento cercando di plagiare il pensiero di qualcuno, posto che sia possibile riuscirci. 

5 – “Mi giudicherà negativamente”

Molto spesso le persone rinunciano ad incominciare una psicoterapia, perché, pur sentendone il bisogno, pensano che lo psicologo li giudicherà male e condannerà il loro comportamento.

In realtà chi teme il giudizio degli altri, spesso prova vergogna a raccontare pensieri e comportamenti che intimamente giudica scorretti. In tal caso il lavoro in terapia sarà di accettazione di parti di sè percepite come “scomode”.

Il focus dell’attenzione, nella terapia non è mai di tipo morale. La domanda che paziente e terapeuta si pongono costantemente è se i pensieri, le emozioni e i comportamenti portati all’esame siano “funzionali”, in altre parole vantaggiosi, per la persona. Se la risposta è negativa, si cerca insieme il modo di guardare da prospettive più vantaggiose.

 

Questi sono i primi cinque di dieci timori molto diffusi tra i pazienti. Alla prossima settimana per scoprire quali sono gli altri pregiudizi sugli psicologi e la psicoterapia!