Disturbi alimentari: cosa sono e perché vengono

quali sono le principali cause dei disturbi alimentari quali anoressia e bulimia. Ecco cosa dicono gli studi in proposito.
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Anche se ormai tutti hanno sentito parlare dei disturbi alimentari, ancora poche persone sanno esattamente di cosa si tratta e come capire quali sono i segnali di un malessere con il cibo, il peso o il corpo.

Anoressia e bulimia rimangono i disturbi alimentari (DA) più conosciuti. Il binge eating, ovvero il disturbo da alimentazione incontrollata, però, colpisce tante persone e può portare all’obesità.

Negli ultimi anni, inoltre, sembrano essersi diffuse nuove forme di malessere, ancora poco conosciute e studiate, come l’ortoressia che riguarda l’ossessione per il cibo sano e la vigoressia che colpisce soprattutto i maschi.

Non è facile spiegare perchè vengano questi disturbi. Ogni caso è una storia a sé, unica e irripetibile. La letteratura scientifica indica, però, una serie di fattori che possono influire sul loro esordio. Lo scopo di questa rassegna è di presentare i vari disturbi e spiegare in che modo determinati fattori possono concorrere al loro sviluppo e mantenimento.

DISTURBI ALIMENTARI: QUALI SONO

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da una alterazione persistente nel modo di alimentarsi, di valutarsi in base al peso o alla forma del corpo e da comportamenti scorretti legati al consumo e all’assorbimento del cibo.

Anoressia nervosa

Nell’anoressia nervosa vi è un’assunzione calorica minore di quella necessaria che si accompagna a una perdita di peso e una compromissione della salute fisica e mentale. Chi ne soffre ha un timore intenso di ingrassare e un’autostima legata al peso e alla forma corporea, la cui percezione risulta alterata.

Questo disturbo può essere accompagnato da sintomi ossessivi – compulsivi riguardanti pensieri sul cibo, sulla forma e sul peso corporeo. Altre difficoltà possono guardare le relazioni. Ad esempio, il mangiare in pubblico può essere evitato, fino ad arrivare all’isolamento sociale. Il disturbo si accompagna ad altri comportamenti inappropriati come un’attività fisica eccessiva con lo scopo di perdere peso o mantenerlo basso.

Bulimia Nervosa

Nella bulimia nervosa la caratteristica principale è la presenza di frequenti episodi di abbuffata, in cui la persona mangia, durante una finestra temporale precisa, una quantità maggiore di cibo rispetto a quanto farebbe la maggior parte delle persone nelle stesse condizioni. Durante l’abbuffata, la persona sente di non riuscire a smettere o a controllare le quantità o il tipo di alimento.

Questo di disturbo è inoltre accompagnato da comportamenti inappropriati per prevenire l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’uso di farmaci, il digiuno o l’attività fisica eccessiva.

Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Nel Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder), come per la bulimia, sono presenti abbuffate ricorrenti. In questo caso, però, le abbuffate non sono seguite da comportamenti di compenso per eliminare quanto ingerito.

Questo disturbo è associato a sovrappeso e obesità e come per gli altri disturbi alimentari espone a una serie di problematiche mediche gravi.

Ortoressia

Nell’Ortoressia è presente un fanatismo alimentare basato su pratiche estremamente rigide, fondate sull’idea che stare bene dipenda esclusivamente da un’alimentazione sana e mirata.

La persona, non esperta di nutrizione, basa le scelte alimentari su convinzioni e conoscenze superficiali, magari reperite da Internet o da fonti non attendibili. Ne risulta una dieta restrittiva con limitazioni alla libertà personale.

Vigoressia o Anoressia Riversa

Nella vigoressia vi è un’ossessione e compulsioni di carattere alimentare e spoortivo che ha origine da una percezione di gracilità e di inadeguatezza, in particolare per il fisico ed è principalmente a carattere maschile.

L’ossessione per un corpo possente si traduce in una modificazione del comportamento alimentare che porta la persona a seguire regimi squilibrati a carattere iperproteico a cui può essere associato l’abuso di integratori, anabolizzanti o sostanze che migliorino la performance sportiva e un’intensa pratica di allenamento giornaliero.

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: PERCHÈ VENGONO?

Spiegare il motivo per cui alcune persone, maggiormente il sesso femminile, sviluppano un DCA è molto complesso. Proprio per questo esistono innumerevoli studi, libri e capitoli dedicati all’argomento. Attualmente il modello migliore per spiegare le cause è il modello biopsicociale che chiama in causa una serie di fattori che interagiscono tra loro a vari livelli. Il difetto di questo modello, però, è che manca di specificità e rischia di essere approssimativo.

Di seguito verranno presentati tutti i fattori specifici e aspecifici che sono stati associati ai DCA e in che modo influiscono sull’esordio di anoressia e bulimia.

FATTORI BIOLOGICI

Questi tipi di disturbi sono caratterizzati da un’apparente assenza di fame, o dalla sua repressione, quando si parla di anoressia e un appetito incontrollato, nel caso della bulimia. Gli studi sulle cause biologiche, però, sono sempre molto controversi, specie per la difficoltà di determinare se tali anomalie al sistema neuroendocrino siano precursori o conseguenze della patologia.

Fattori genetici

Gli studi gemellari e quelli familiari hanno evidenziato la componente genetica delle problematiche alimentari. È più a rischio, infatti, chi ha, tra i parenti biologici, persone che soffrono o hanno sofferto di questi disturbi. Vi è un maggior numero di DCA anche tra chi ha familiari di primo grado che soffrono di una patologia dello spettro bipolare o depressivo.

A livello cerebrale sono state riscontrate anomalie attraverso l’uso di risonanza magnetica o TAC. Come già accennato, non è chiaro, però, il ruolo della malnutrizione in questi mutamenti o come essi si manifestino concretamente.

Fattori neuroendocrini

Spesso si è ipotizzato che all’origine dell’alterazione dei meccanismi relativi alla fame, possano esservi delle anomalie ormonali primarie o mediate dallo stress. Il problema di queste ipotesi è che queste malattie non sono semplicemente un disordine dell’appetito.

Nell’anoressia, ad esempio, la perseveranza nella ricerca della magrezza trova difficilmente una spiegazione esaustiva nella mancanza dello stimolo a nutrirsi. Nella bulimia, la restrizione calorica, è invece secondaria all’alimentazione incontrollata.

Anche la teoria che vi possano essere delle lesioni all’ipotalamo ha trovato poche evidenze. Questa struttura è deputata al controllo di molte funzioni riguardanti l’omeostasi dell’organismo, come i ritmi circadiani, la temperatura corporea e l’appetito appunto. Nessuno studio, però, ha ancora dimostrato che l’ipotalamo svolga un ruolo primario nei DCA.

Un altro elemento studiato è stata la serotonina, ormone che, tra le altre cose, regola anche le funzioni cognitive, la regolazione del tono dell’umore e dell’appetito.

Sebbene diversi studi abbiano confermato delle alterazioni nella produzione di questa sostanza, tali anomalie non sembrano persistere dopo la guarigione da tali disturbi. Quindi si è arrivati alla conclusione che è improbabile un coinvolgimento primario della serotonina nell’esordio dei disturbi alimentari.

Mancanza di consapevolezza interocettiva

La consapevolezza interocettiva è la capacità di identificare accuratamente gli stati interni, come gli stimoli fisiologici di sete e fame oppure gli stati emotivi. Chi ne è soggetto è in grado di riconoscere dei mutamenti nell’omeostasi del proprio organismo, ma non riesce a interpretarli correttamente.

In chi ha problemi alimentari, l’incapacità a identificare correttamente le emozioni, potrebbe portare la persona a confonderle con lo stimolo della fame e gestirle mangiando. Secondo altre interpretazioni lo stimolo della fame potrebbe non essere identificato nell’anoressia o essere percepito quando assente nella bulimia.

Anche in questo caso, però, è difficile dire se la mancanza di consapevolezza interoccetiva sia precedente o conseguente un DCA. Non è nemmeno chiaro se sia un problema biologico, percettivo o cognitivo, oppure se sia un’alterazione innata o derivante da un inaccurato apprendimento nel corso dello sviluppo.

Fattori Socioculturali

I disturbi alimentari sono presenti in culture e società molto diverse tra loro. L’anoressia nervosa, però, prevale maggiormente nei paesi postindustrializzati, ad alto reddito come US, molti paesi dell’Europa, Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Una prevalenza minore, invece, è stata riscontrata tra le popolazioni dell’America Latina, gli Afroamericani e gli asiatici negli Stati Uniti, ma ciò potrebbe dipendere  più da una minore possibilità di accesso ai servizi di salute mentale che da un’effettiva minore presenza di DCA.

L’ossessione per la magrezza, sembrerebbe, quindi, prevalere in culture in cui il cibo è abbondante. Comprensibilmente, in Paesi o comunità in cui vi è una maggiore scarsità di cibo, la forma corporea ideale sarebbe più abbondante. Detto ciò, però, la cultura dell’abbondanza non può essere considerato un fattore specifico. Perchè a prescindere dalla cultura di riferimento la maggior parte delle persone non sviluppa un disturbo alimentare.

Media: giornali, tv e social network

Spesso i giornali, ma recentemente anche social network come Instagram e Facebook, sono incolpati di essere i responsabili della diffusione dei disturbi alimentari. Nello specifico il problema sarebbe nell’offrire una visione distorta della realtà. La magrezza non comune di attrici e modelle in mostra, comunicherebbe, infatti, il messaggio irrealistico della magrezza come uno standard alla portata di tutti.

Come per i fattori socioculturali, anche questo fattore manca la specificità. Vista l’estrema diffusione di questi media, tutti dovrebbero soffrire di un DCA.

Di contro, la popolazione femminile sente maggiormente il tema dell’idealizzazione della magrezza e del disprezzo del grasso. In soggetti vulnerabili, ciò può portare ad un aumento dell’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico. Questa insoddisfazione si può accompagnare a disagio emotivo e disgusto per se stessi. Entrambi sono vissuti che spesso precedono l’esordio di un DCA, ma in cui devono comunque essere presenti altri fattori.

Influenza dei pari

Un altro fattore molto studiato è l’influenza dei pari, soprattutto tra i più giovani. Gli adolescenti prenderebbero come modello i coetanei e aderirebbero all’ideale comune di magrezza, imitando le strategie di restrizione e compensazione. In questo caso è molto difficile separare questa influenza da altre, ugualmente importanti, come quella familiare o culturale.

Alcuni studi, hanno evidenziato il ruolo della famiglia e degli amici nel trasmettere certi messaggi. Altri, però, non hanno confermato il dato. Molte analisi fanno comunque notare come non tutti gli adolescenti condividono questa preoccupazione corporea.

Il fatto che siano le donne a subire maggiormente questo ideale potrebbe dipendere da una maggiore attenzione femminile ai messaggi relativi all’aspetto fisico ideale, rispetto alla controparte maschile.

FATTORI FAMILIARI

Il contesto familiare può influire sull’esordio di un problema alimentare, se non nel suo sviluppo, sicuramente nel mantenimento del disturbo. Ciò avverrebbe per precise dinamiche relazionali e di funzionamento familiare.

Criticismo genitoriale

Il messaggio che si prò apprendere dal contesto familiare, ad esempio, è che essere magri o controllarsi nel ridurre le quantità di cibo sia positivo. I commenti con questo contenuto possono avere l’effetto di rinforzo e incentivare a perseverare i comportamenti inappropriati. In alcuni casi di anoressia, invece, è la preoccupazione e l’attenzione dei familiari che ricopre la funzione di rinforzo positivo.

Invischiamento

Un altro aspetto preso in esame da molte ricerche è quello dell’invischiamento: una dinamica familiare in cui i confini tra i membri non sono ben delineati. In questi contesti un sano ed autonomo sviluppo del sè sarebbe più difficile. Nelle storie di persone con DCA spesso viene riferita un’eccessiva intrusione da parte dei genitori nelle vite dei figli e la negazione dei loro bisogni emotivi. In altri casi, il problema dell’invischiamento riguarda un’eccessiva preoccupazione genitoriale per la sicurezza della prole.

Attaccamento Insicuro

Numerosi studi identificano, invece, come fattore implicato nei disturbi alimentari l’attaccamento insicuro. L’attaccamento, in psicologia, è la particolare relazione che si instaura tra madre e bambino fin dalla sua nascita. Si parla di “attaccamento insicuro” quando la relazione non si basa su un senso di sicurezza del bambino nei confronti della madre che non viene non percepita come una figura disponibile e affidabile, in grado di assicurare supporto e protezione.

Per quanto il contesto familiare possa influire trasmettendo valori o uno stile relazionale che influenza problemi di identità e autostima, bisogna dire che nessuno studio ha confermato come, da solo, questo fattore possa portare a un problema alimentare.

Nella seconda parte di questa rassegna che sarà pubblicata a breve, verrano presentati i fattori individuali di rischio che insieme a quelli illustrati sopra sono stati chiamati in causa nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi alimentari.

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