Disturbi alimentari: cosa sono e perché vengono #2

La seconda parte della rassegna su quali sono le principali cause dei disturbi alimentari quali anoressia e bulimia.
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Nella prima parte della rassegna che trovate QUI sono stati presentati i fattori biologici, socioculturali e familiari, considerati elementi importanti nell’esordio e nel mantenimento di un disturbo alimentare come l’anoressia o la bulimia nervosa. Di seguito verranno analizzati i restanti fattori che giocano un ruolo nei DCA.

FATTORI INDIVIDUALI DI RISCHIO

Diversi sono anche i fattori specifici coinvolti nei disturbi alimentari. Alcuni riguardano i tratti stabili della persona, mentre altri attengono ad esperienze di vita o modi di sentire e pensare.

Esperienze Interpersonali

Gli eventi di vita che più sono legati all’esordio di un disturbo alimentare riguardano traumi, abusi o molestie sessuali e atti di bullismo. Esperienze che possono procurare forti stress, in cui è stata in gioco la sopravvivenza fisica o psichica e che non si è stati in grado di controllare o gestire. Questi eventi, infatti, potrebbero interagire con fattori interni alla persona quali bassa autostima, sintomi depressivi, ansiosi o dell’umore in generale e favorire lo sviluppo di un disturbo alimentare.

Emotività a carattere negativo

Le emozioni negative non sono associate di per sé all’esordio di una problematica con il cibo o di un disturbo alimentare, ma spesso vengono riportati come antecedenti alla nascita di questi disturbi. Alcuni studi hanno messo in evidenza che persone con i DCA hanno punteggi maggiori, rispetto la popolazione normale, riguardo ostilità auto-diretta, rabbia repressa e sensi di colpa. Le emozioni negative, poi, sono uno dei meccanismi chiave nel binge eating, anche se il fattore emotivo gioca un ruolo nei disturbi psicologici in generale.

Nel caso dei DCA l’emotività negativa avrebbe un duplice ruolo: da una parte aumenterebbe l’insoddisfazione e la percezione corporea, dall’altra, le emozioni negative verrebbero gestite attraverso il cibo. In questa prospettiva, l’emotività costituirebbe un fattore di esordio, ma anche di mantenimento del disturbo. Col tempo, questa strategia smette di funzionare. La riduzione dei sintomi emotivi a seguito di un’abbuffata, gradualmente, lascia il posto alla sensazione di perdita di controllo, ad un elevato senso di colpa e alla paura di avvicinarsi al cibo.

Bassa Autostima

La poca stima di sé è il fattore più implicato nel disagio psicologico e in particolare nei disturbi del comportamento alimentare. L’autostima è anche il riflesso di come gli altri ci percepiscono, per ciò, in caso di un rifiuto, reale o percepito, l’autostima può diminuire e portare a comportamenti disadattivi, come quelli presenti nei DCA. Inoltre, più ci si espone a una dieta restrittiva, più è facile che ci si trovi a perdere il controllo. Abbuffare genera una spirale in cui le violazioni della dieta, portano a restringere ancora di più, esponendo a un rischio di abbuffate aumentato e ad un’autostima sempre minore.

Diverse ricerche hanno poi trovato che la scarsa stima di sé è uno dei fattori che, insieme al perfezionismo patologico e alla sensazione di sentirsi grassi, porta ad avere sintomi bulimici.

Insoddisfazione corporea

L’insoddisfazione corporea indica lo scarto tra l’immagine della forma corporea o del peso ideale con quella reale. Molte persone non pensano di avere una forma o un peso ideale, ma questo non scatena automaticamente un disagio profondo come accade nei disturbi alimentari. Il problema nei DCA dell’immagine corporea conduce, invece, a comportamenti inappropriati per perdere peso o per non ingrassare ulteriormente.

Il fattore determinante è considerare la gestione di questa insoddisfazione come la risposta a problemi di identità e controllo. In quest’ottica, peso e immagine corporea diventerebbero un progetto di vita nel quale investire tutte le risorse, specie in mancanza di altre sfere di vita soddisfacenti.

Mettersi a dieta è considerato uno dei fattori di rischio nello sviluppo di disturbi alimentari. Nel 30% dei casi, infatti, viene riferito dalle persone che il disturbo è cominciato quando hanno preso la decisione di dover dimagrire.

Ipercontrollo

Il bisogno di controllo è un costrutto centrale nei DA. Alla base vi è  la convinzione che controllando ogni aspetto della propria la propria esistenza sia possibile eliminare ogni incertezza ed errore. L’incertezza diventa in questa prospettiva intollerabile.

FATTORI COGNITIVI

I disturbi alimentari sono caratterizzati da peculiari distorsioni delle cognizioni, come i pensieri ossessivi, gli errori di accuratezza e gli schemi mentali rigidi. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che queste caratteristiche cognitive potrebbero essere precursori dei DCA e non le loro dirette conseguenze. La valutazione di se stessi in base al peso, infatti, è centrale in disturbi come la Bulimia e l’Anoressia e contribuisce al loro sviluppo, ma anche al loro mantenimento.

Pensieri ossessivi

Chi soffre di DCA spende una parte considerevole del proprio tempo ad ossessionarsi su temi legati all’alimentazione come il numero di calorie ingerite, il peso, la forma corporea etc. Nei casi più gravi si arriva a impiegare anche otto ore al giorno in quest’attività ossessiva. Questo tipo di pensieri possono diventare molto intrusivi, fastidiosi e difficili da sopprimere, nell’eventualità (assente nella metà dei casi) che lo si voglia.

Perfezionismo patologico

La tendenza ad essere il migliore di per sé non è problematica, anzi, può portare al raggiungimento con successo dei propri obiettivi. Questo costrutto di personalità diventa invece maladattivo, quando perde di specificità e flessibilità. Nei disturbi alimentari il tratto viene applicato alla restrizione alimentare e alla perdita di peso.

È un aspetto che caratterizza soprattutto l’anoressia, ma è coinvolto, in misura minore, anche nella bulimia. Solitamente non viene modificato dal recupero del peso, quindi è stato ipotizzato essere uno dei precursori del disturbo.

Dissociazione

In psicologia è descritta come un meccanismo di difesa che permette l’evasione della coscienza dal momento presente, in caso di esperienze traumatiche.

Durante le abbuffate bulimiche, spesso i soggetti sentono di non essere del tutto presenti in quello che stanno facendo. Tanto da faticare a ricordare il quanto, il come e il perché dell’episodio di fame incontrollata. Alcuni studi suggeriscono che questo meccanismo proteggerebbe dallo stress causato da emozioni ingestibili. Altre ricerche non hanno trovato, però, una precisa associazione tra il disturbo bulimico e le esperienze di dissociazione.

Stile cognitivo

Nei disturbi alimentari è presente uno stile cognitivo e di processazione delle informazioni alterato. Lo stile di pensiero appare rigido, estremo, polarizzato, ad esempio nella restrizione alimentare, dove la minima deviazione è considerata un fallimento totale.

Bias cognitivi

In psicologia i bias sono dei giudizi basati su un sistema non logico che porta quindi ad un errore di valutazione. Chi soffre di problemi alimentari presenta bias relativi a cibo, peso e forma corporea. Le alterazioni riguarderebbero nello specifico l’elaborazione delle informazioni e la memoria relativa a questi temi. Anche se non è completamente chiaro se questi pregiudizi siano precedenti o relativi allo stato di alterazione fisica e mentale dovuto al disturbo.

CONCLUSIONI

Abbiamo visto che i fattori che possono concorrere allo sviluppo di un disturbo alimentare sono diversi, ma considerato che solo una minoranza della popolazione globale ne soffre nel corso della vita, è necessario che siano combinati l’un l’altro in una maniera del tutto specifica.

Alcuni fattori, secondo la letteratura scientifica attuale, giocano un ruolo primario nell’esordio dei disturbi alimentari. L’insoddisfazione corporea e l’eccessiva valutazione rispetto a questo tema e al peso sono alla base sia nell’anoressia che nella bulimia. Altri elementi coinvolti sembrano essere alcuni pattern emotivi negativi e la bassa autostima.

A questi si combinano, poi, aspetti di personalità come la tendenza al controllo e al perfezionismo patologico. In molti casi sono infine presenti distorsioni cognitive e ossessioni, in altri ancora è stata preponderante l’influenza di uno stressor ambientale.

Non tutti i fattori si sono dimostrati specifici in questi disturbi, ma si rivelano una probabile conseguenza dello stato di malnutrizione, poiché quando il DCA è in remissione, si riducono fino a scomparire.

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