Social network e bisogno di like: segno di una crisi interiore?

Facebook, Instagram e Twitter sono così importanti nella nostra vita perché basta un “like” o un “cuore” per sentirci migliori.
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I social network sono uno strumento per mantenere le relazioni, esprimere chi siamo e, perciò, un modo per ricevere dagli altri conferme sulla nostra identità e su come veniamo percepiti all’esterno.

Social Network e autostima

Nella nostra società è sempre più difficile, se non impossibile, incontrare qualcuno che non sia iscritto ad almeno un social network. Probabilmente, se incontrassimo qualcuno che oggi non sente il bisogno di condividere alcuni aspetti della propria vita attraverso i social network a familiari, amici e sconosciuti, penseremmo di lui che è un eccentrico e un asociale.

Oltre all’aspetto più ludico, di passatempo e relazionale, social network come Facebook, Instagram o Twitter sono diventati un momento importante della nostra giornata, soprattutto grazie alla condivisione di contenuti personali.

Condividere cosa ci piace, quello che pensiamo o facciamo sui social network ha un insospettato vantaggio. Ci dà la possibilità di mostrarci al meglio e ottenere facilmente dagli altri un attestato di stima e approvazione, grazie ad un semplice “like” o “cuore” da parte loro.

William James, psicologo e filosofo americano, definiva l’autostima come un processo derivato dal rapporto tra sé reale e sé ideale. Ricevere un feedback esterno può rafforzare il nostro senso di autostima e la percezione che abbiamo di noi stessi.

Ma se dietro a quella che ormai è diventata un’abitudine consolidata, si nascondesse il rischio di una profondo senso di sfiducia in se stessi, nelle proprie capacità e nella possibilità di costruirsi un futuro?

Il futuro (non tanto lontano)

Black Mirror – una popolare serie britannica in cui ogni puntata illustra uno scenario diverso legato alle nuove tecnologie – cerca di rispondere a questa domanda, seppur in modo estremo.

Nosedive, la prima puntata della terza stagione della serie, è ambientata in un futuro distopico, in cui l’esistenza delle persone ruota intorno al raggiungimento di like per poter avere uno stile di vita adeguato. L’ottenimento di questi like non avviene più solo tramite i social, in una realtà che resta virtuale, ma grazie ad un piccolo telecomando, nella vita vera. Il barista ti prepara il cappuccino? Like. La sconosciuta ti sorride per strada? Like. Ti stai imbarcando su un volo? Like alla hostess.

Dai like accumulati dipende tutto: permettono di fare carriera, di essere invitati alle feste, di avere una casa migliore o semplicemente la possibilità che un collega ti rivolga la parola in ufficio. Di contro un comportamento poco consono, fuori dagli schemi o anche semplicemente un aspetto poco curato, comporteranno sempre più “unlike” e una perdita di popolarità tale da giungere alle più funeste conseguenze. Un futuro neanche troppo lontano: “Arriva peeple, l’app per valutare le persone”.

La conferma della scienza

I ricercatori della Cornell University hanno studiato i tratti di personalità in relazione al modo in cui le persone vivono i social network e hanno individuato un tipo di personalità che sembra essere immune alla facile e superficiale gratificazione data dal numero di like accumulati.

Secondo lo studioso di sviluppo umano, a capo del laboratorio di “Scopi e Processi di Identità” Anthow Burrow, ricevere like su Facebook, avrebbe come effetto di innalzare l’autostima.

Dai suoi studi è emerso anche che gli individui che hanno uno scopo concreto nella vita e sono motivati a perseguirlo, anche a beneficio degli altri, sembrerebbero essere meno influenzati dalla popolarità sui social media, per quanto riguarda la stima di sé e delle proprie capacità.

Le conclusioni degli autori dello studio sono, di conseguenza, che le persone propositive e orientate al futuro sarebbero maggiormente in grado di gestire il legame tra riscontro positivo esterno e la propria autostima. Questo avverrebbe grazie alla capacità di preferire e considerare più significativi i benefici a lungo termine, rispetto a piccole ricompense immediate, come quelle date da un like a una foto su Facebook appunto.

Pensiamoci la prossima volta che cercheremo una frase brillante da postare in bacheca o un luogo da visitare in base al grado di “instaggrammabilità” delle foto che faremo. Magari riusciremo, invece, a concentrarci sulla fine del capitolo in vista dell’esame o nella ricerca attiva di un lavoro. A quanto pare non sempre è vero il detto: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”.

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FONTI:
Burrow, A. L., & Rainone, N., (2017), “How many likes did I get?: Purpose moderates links between positive social media feedback and self-esteem”. Journal of Experimental Social Psychology https://www.indy100.com/article/why-some-people-just-dont-need-likes-7330171