Incominciare una psicoterapia. 10 timori per cui non si va dallo psicologo – IIa parte

Quali sono i pregiudizi, gli stereotipi e i timori riguardo psicologi e psicoterapia? Scopriamone altri cinque.
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La scorsa settimana abbiamo analizzato i primi 5 timori  sull’incominciare una psicoterapia e gli psicologi in generale. Questa settimana affrontiamo altri cinque pregiudizi che impediscono di chiedere aiuto.

Nella prima parte dell’articolo “Incominciare una psicoterapia. 10 timori per cui non si va dallo psicologo” dopo aver visto come nasce e che funzione ha un pregiudizio. Abbiamo analizzato i primi cinqui timori che impediscono alle persone di rivolgersi a uno psicologo. Vediamo insieme quali sono gli altri cinque. 

 

I TIMORI PIÙ DIFFUSI SULLA PSICOTERAPIA

6 – “Parlare della mia sofferenza mi farà stare peggio”

Intraprendere una psicoterapia non è come andare in un centro benessere. È più simile all’andare in palestra, per usare un’analogia. Non sempre usciamo dalla palestra e ci sentiamo rilassati, riposati e a posto. Anzi, è probabile che ne usciamo sudati e doloranti!

Similmente dopo particolari colloqui si sentirà molta fatica e a volte capiterà che quella fatica accompagni la persona nei giorni successivi. Come per la palestra, praticandola con costanza, ci accorgeremo che quella fatica non è inutile e che a poco a poco ci sentiamo cambiati in meglio e stiamo più bene di quando abbiamo iniziato, anche grazie alla fatica che abbiamo fatto!

Ci sono dei momenti nella terapia in cui si affrontano argomenti e vissuti dolorosi, ma questo avviene sempre nel pieno rispetto della persona. Uno psicologo non forzerà mai il paziente a parlare di qualcosa su cui non è pronto ad aprirsi. Affrontare ciò che si teme, è uno dei compiti della terapia e come tutto, viene intrapreso nell’ottica di aumentare stabilmente il benessere della persona. 

7 – “Se vado dallo psicologo gli altri penseranno che non sono normale”

Questo timore si ricollega a quello “chi va dallo psicologo è matto”,visto la volta scorsa. Sul significato di follia è facile trovare accordo,  su cosa voglia dire essere “normale”, invece, richiede un discorso molto più complesso. La normalità è un concetto molto personale; quello che per me è normale, non è detto lo sia anche per qualcun altro. 

Il discorso è valido soprattutto rispetto alla “normalità” della sofferenza. Non è detto che si sia tutti d’accordo: per qualcuno è normale soffrire di insonnia, mangiare un dolcetto ogni volta che si è annoiati oppure deprimersi alla minima difficoltà. Per altri, questi sono sintomi di un malessere più profondo e che ha bisogno dell’attenzione di un professionista. Non sempre quindi “essere nella norma” coincide con essere sano.

 

8 – “Non sono in grado di aprirmi”

Affidarsi a qualcuno non è una cosa facile. Quando ci confidiamo con qualcuno – che ne siamo consapevoli oppure no –  stiamo donando qualcosa di prezioso per noi. Il terapeuta è consapevole del valore di ciò che un paziente racconta e lo “maneggia” come appunto farebbe con un oggetto di cui avere cura.

Fatta questa premessa, cercare l’intervento di uno psicologo non è la stessa cosa che confessarsi con un prete. Il compito di uno psicologo non è raccogliere tutti i peccati e poi decidere la penitenza in virtù del perdono. Perché una terapia sia efficace non è necessario confidare tutti i propri segreti, ma solo ciò che la persona pensa sia utile per raggiungere l’obiettivo che viene fissato insieme. 

Se il problema invece è il timore di riuscire a raccontarsi nel modo più giusto, bisogna sempre ricordare che lo psicologo ha la funzione di facilitare quel racconto e lo farà nel modo più delicato possibile!

9 – “Sono tutti ciarlatani”

Spesso le persone hanno difficoltà a capire se lo psicologo sia un vero professionista, competente nell’aiutarlo. C’è ancora poca informazione su cosa faccia chi, ad esempio. Cosa differenzi uno psicologo da uno psicoterapeuta, chi sia invece lo psichiatra…

Un buon punto di partenza, intanto, è controllare le credenziali. Ormai è difficile che un professionista non abbia una pagina personale in cui racconta di sé, della sua formazione e quali sono i titoli raggiunti. 

Per facilitare il lavoro di informazione, va ricordato che:

  • lo psicologo ha studiato 5 anni in una facoltà riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur). Durante e dopo gli studi ha svolto un tirocinio professionalizzante presso una struttura convenzionata. Ha poi ottenuto un diploma di laurea, a cui è seguito un esame obbligatorio per ottenere l’abilitazione e poter esercitare la pratica.
  • il titolo di psicoterapeuta si ottiene quando lo psicologo intraprende, successivamente all’abilitazione, una scuola quadriennale di specializzazione. Anche questa scuola deve essere riconosciuta dal Miur.
  • lo psichiatra, invece, è un medico che si è specializzato in psichiatria.
     
     

Queste professioni possono essere esercitate solo previa iscrizione all’Ordine di categoria che cambia da Regione a Regione. Sul sito di ogni Ordine è possibile controllare l’iscrizione di tutti i professionisti della Regione in cui esercitano.

Una volta che vi siete informati e che decidete di contattare lo specialista, chiaritegli, per prima cosa, i vostri eventuali dubbi.Non abbiate paura di chiedere che studi ha fatto o in cosa si è specializzato. Infine, consultate anche il vostro istinto. A prescindere dai titoli e dalla sua esperienza, un aspetto fondamentale è capire se vi ispira fiducia e se potete instaurare una buona relazione per il lavoro che dovrete fare insieme! 

 

10 – “È inutile, io sono fatto così”

Molte persone aderiscono al detto popolare “chi nasce tondo non può morire quadrato”, in altre parole pensano che cambiare non sia possibile. 

Il nostro modo di essere dipende da tante cose. È vero che ci sono degli aspetti che nascono con noi e che ci accompagnano nella vita con poche variazioni. Molti altri aspetti, però dipendono da fattori ambientali, culturali, perfino genetici che possono essere modellati. 

Uno degli obiettivi della terapia non è sostituire la personalità con una più adatta, ma imparare a sviluppare un diverso modo di pensare, sentire e comportarsi. L’ottica è sempre quella del benessere. Stare meglio vuol dire anche vivere meglio e ciò è possibile pensando meglio, sentendo le emozioni meglio e scegliendo migliori abitudini!

 

Questi che vi ho presentato sono solo dieci comuni timori che le persone hanno di andare da uno psicologo. Sicuramente ne esistono tanti altri. Se avete dubbi o delle paure legate all’intraprendere un percorso terapeutico potete contattarmi per discuterne insieme!