Paura, affrontarla e superarla

La paura è un'emozione. Quando si tratta di emozioni, però, il significato non è mai univoco.
Share on facebook
Facebook
Share on google
Google+
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
LinkedIn
Share on pinterest
Pinterest

 

La paura è una risposta fisiologica che ha subito un’evoluzione e si è adattata al nostro stile di vita. Ciò grazie al nostro cervello che elabora la realtà interna o al di fuori di noi.

In base a questa elaborazione, la paura è un vissuto che influenza il pensiero e determina un comportamento. Ad esempio è grazie alla paura che scappiamo se ci troviamo di fronte ad un pericolo, senza non proveremmo nulla e di conseguenza non faremmo nulla per salvarci.

 Da un punto di vista neurobiologico, gli scienziati hanno studiato le vie neurali responsabili del meccanismo di condizionamento alla paura. Ciò ha avuto grosse implicazioni per disturbi come quello di Attacchi di Panico, Fobie Specifiche e il DPTS – il disturbo Post Traumatico da Stress.

Un grande aiuto è arrivato dallo studio del comportamento animale. Ad esempio alcuni mammiferi di fronte al pericolo vanno in freezing – una serie di risposte come la diminuzione della pressione arteriosa e del battito cardiaco per ingannare il predatore e farsi credere  morti. Questo tipo di comportamento è possibile grazie all’amigdala. Studiando questa ghiandola, infatti, gli scienziati sono riusciti a tracciare i segnali e le aree a cui vengono inviati, il cui insieme ha come risultato quello che noi chiamiamo paura.

Dal punto di vista neurobiologico la paura non va studiata come sentimento, ma come emozione. In questo caso si tratta di una risposta di evitamento e difesa ad una minaccia presente nell’ambiente. “Sentire” paura, infatti, può anche essere provocato da stimoli non specifici di minaccia. Potremmo aver paura, ad esempio, ricordando una situazione di pericolo passata.  In questo caso, essendo un’esperienza differente, saranno attivate aree del cervello diverse.  Se i sentimenti sono difficili da studiare scientificamente, perchè estremamente soggettivi, le emozioni, al contrario, hanno dei meccanismi che sono uguali per tutti e rintracciabili. 

Report del seminario del Convegno SOPSI (Società Italiana di Psicopatologia)

Durante il seminario dedicato alla paura il direttore del “Center for Neural Science” dell’Università di New York LeDoux ha sottolineato che questa differenziazione è di aiuto anche nella scelta farmacologica. Gli ansiolitici, ad esempio, sono in grado di bloccare la risposta fisiologica, non la modificazione dei pensieri, perchè appunto stiamo parlando di circuiti neurali diversi. 

Per questo motivo il trattamento di elezione nei disturbi d’ansia non è unicamente quello farmacologico. Un alto grado di efficacia a lungo termine si ottiene con una terapia integrata di tipo cognitivo e comportamentale che accompagni la somministrazione di psicofarmaci.

Per saperne di più: “Venire a patti con la paura – Report della sessione plenaria del Convegno SOPSI 2015”